Coronavirus,l'allarme delle forze dell'ordine: "In prima linea senza protezioni"

Poche le mascherine distribuite e ancor meno i tamponi. La denuncia dei sindacati: "Rischiamo in prima persona e possiamo essere un pericolo per i cittadini".

 

«Oggi la mascherina c’è ma domani chissà. Per proteggere i cittadini prima devo proteggere me. Ma come?», fa spallucce Antonio Tarallo, brigadiere capo in servizio in provincia di Roma e sindacalista dell’Unione sindacale italiana carabinieri. A Palermo, invece, Luigi Guastella, poliziotto di commissariato, agita in mano un panno bianco: «Queste sono le mascherine in tessuto arrivate da noi, le chiamiamo gli Swiffer contro il coronavirus. Non servono a nulla». Dalla Sicilia alla Lombardia. A Brescia l’assistente capo Daniele Possemato, sindacalista di Usip racconta: «Un collega è risultato positivo, gli altri che sono stati a contatto con lui sono in quarantena ma ancora su nessuno è stato eseguito il tampone. Se noi siamo positivi e non lo sappiamo in pericolo ci sono anche i cittadini». E che la preoccupazione sia giustificata lo dicono i dati: nei carabinieri sono 462 i positivi al morbo che infetta l’Italia. Tra questi 5 le vittime del Covid-19 e 63 i ricoverati. In polizia i numeri sono più esigui: 237 i contagiati, 42 i ricoverati, 2 i morti.

Poche mascherine, pochi tamponi. È il grido d’allarme che arriva dalle forze dell’ordine. «La polizia così come i sanitari sono in prima linea. Come categoria a rischio dovremmo essere sottoposti ai tamponi o comunque ai test virologici», dice il segretario generale del sindacato di polizia Usip Vittorio Costantini. Che denuncia: «Al reparto volanti di Palermo ci sono poliziotti che una mascherina chirurgica sono costretti ad utilizzarla per due giorni». E non rende più sereni nemmeno il kit con mascherine Ffp3 che è stato distribuito alle volanti ma deve essere utilizzato solo in caso di contatti a distanza ravvicinata.

Il direttore centrale di Sanità della polizia, Fabrizio Ciprani, non nega le difficoltà ma intravede un miglioramento: «Abbiamo perso un carico con 475mila mascherine, rimasto bloccato in Turchia per la chiusura delle frontiere. Ci servono almeno 500mila mascherine al mese ma in questo inizio aprile ne abbiamo distribuite ancora 100mila. Siamo in attesa di un carico di almeno tre volte tanto che ancora non è arrivato. Altre 550mila le abbiamo consegnate tra fine febbraio e marzo. Non abbiamo problemi economici ma difficoltà a reperire le scorte. Le mascherine in tessuto, invece, non sono state distribuite da noi». In questo momento, ogni agente ha mediamente una sola mascherina: in Italia la polizia conta 100mila uomini. Poco. «Le scorte comunque sono razionate», aggiunge Ciprani.

Dall’inizio dell’emergenza – dati forniti dall’Arma – ai carabinieri sono state distribuite due milioni e 440mila mascherine. Che divise per i 110mila carabinieri d’Italia significa che ogni carabiniere ha ricevuto 22 mascherine dal momento in cui è stata dichiarata l’emergenza. Ma è anche vero che la distribuzione sia in polizia sia nei carabinieri non è stata uguale in tutte le regioni. «Le scorte sono andate, a inizio emergenza, prevalentemente alle zone rosse», dice Manuel Scarso, capo ufficio stampa del comando generale dell'Arma. E aggiunge: «Aspettiamo altri 9milioni e 100mila mascherine entro fine aprile».  

«Abbiamo distribuito un milione e 630 mila guanti, 15mila confezioni di disinfettante, 3.800 occhialini e 13mila camici. C’è stato un momento in cui il disinfettante lo abbiamo anche dovuto produrre nei nostri laboratori di polizia scientifica di Firenze e di Cagliari», ammette Fabrizio Ciprani.

Dalle mascherine ai tamponi. In Basilicata c’è una poliziotta che da quattro giorni ha la febbre alta, lavora all’ufficio denunce ma anche in strada. «In ospedale le hanno risposto che se si aggrava le faranno il tampone. Deve morire?», si chiede Antonio Sapienza, segretario provinciale dell’Usip Fsp polizia. A Napoli non cambia lo scenario. Racconta Vincenzo Citarella, anche lui dell’Usip: «I contagi sono a catena ma i tamponi non si fanno».

A Roma, intanto, la polizia sta eseguendo 1.000 test rapidi per rilevare lo sviluppo degli anticorpi. «Il vero problema è quello dei tamponi, il sistema sanitario non lo garantisce a tutti. C’è chi è in quarantena e ancora è in attesa», aggiunge Felice Romano, segretario generale del Siulp. Tamponi a tappeto li chiede anche Daniele Tissone, segretario generale di Silp Cgil: «C'è paura. A Cremona molti tamponi sono stati già fatti. Ma tutti vogliamo sapere se siamo sani, prima di andare in servizio». E intanto, a Palermo, un altro carabiniere prima di iniziare il turno racconta la sua arte dell’arrangiarsi: «Ho la stessa mascherina chirurgica da una settimana. La disinfetto e la indosso. Incrocio le dita».

CREDIT: notizia estratta integralmente dal quotidiano nazionale LaRepubblica raggiungibile qui


Sindacato di Polizia - Unione Sindacale Italiana Poliziotti