Aggiornamento del 19/11/2021 sulla somministrazione della terza dose (booster)

 

Nel corso delle ultime settimane si sta determinando nel nostro Paese un progressivo incremento dell’incidenza di nuove infezioni da SARS-CoV-2, quale effetto della cosiddetta quarta ondata pandemica, favorita dall’inizio della stagione invernale, con un’aumentata permanenza in luoghi chiusi e più assembrati, dalla parziale attenuazione della protezione vaccinale, dalla maggiore mobilità e dalla minore attenzione al rispetto delle comuni regole di profilassi, in particolare il distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

I casi di COVID-19 continuano ad aumentare, sebbene in maniera più contenuta rispetto ai vicini Paesi europei, certamente anche in virtù dell'alta percentuale di popolazione vaccinata sul territorio nazionale.

In questo scenario in cui. nel monitoraggio a lungo termine, è stata dimostrato un decadimento del livello di efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione, come già illustrato da questa Direzione con circolare n. 850/A-19723 del 5 novembre u.s., l’inoculazione della terza dose vaccinale diventa determinante, tanto che il Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, nell’intento di porre subito un argine all'aumento della circolazione del virus SARS-CoV-2, con ordinanza rivolta alle regioni, ha anticipato alla data del 22 novembre p.v. l’inoculazione della dose “booster" con vaccino a m-RNA ai soggetti di età compresa tra i 40 e i 59 anni, che il Ministero della Salute aveva precedentemente fissato al 1 ° dicembre.

Nel ribadire l'importanza della vaccinazione per gli appartenenti alFAmministrazione, allo scopo di evitare il contagio, o comunque le conseguenze più gravi della malattia, quali l’ospedalizzazione e la morte, si raccomanda a chi abbia già completato il ciclo vaccinale primario da almeno sei mesi, e rientri nelle categorie individuate dal citato Ministero, di sottoporsi nel più breve tempo possibile alla misura di profilassi in questione.

Il ruolo centrale della vaccinazione per la lotta alla pandemia non può essere, infatti, in alcun modo messo in discussione. Allo stato attuale il 95% dei posti letto in terapia intensiva sono occupati da soggetti non vaccinati.[1]

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[1] Dato della SIAARTI (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva) al 17 novembre 2021.

 

 


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