La Polizia di Stato festeggia il 170° anniversario dalla sua fondazione, un particolare momento celebrativo che è l’occasione per riaffermare i valori democratici a cui questa importante Istituzione si è sempre ispirata.

I momenti celebrativi rischiano però, a volte, di diventare un’inutile autocelebrazione quando ci si dimentica che certi eccellenti risultati si raggiungono solo grazie al grande spirito di sacrificio delle Lavoratrici e dei Lavoratori della Polizia di Stato, che instancabilmente portano avanti il lavoro più duro ed oneroso.

La festa della Polizia di Stato, quindi, rischia di diventare autocelebrazione, quando non si è capaci di fare seria autocritica, quando rispetto alla quotidianità vissuta negli uffici di Polizia certa dirigenza fa scempio di quei famosi valori democratici a cui formalmente dice di ispirarsi.

Il rispetto della dignità, della libertà, della solidarietà e della giustizia (quella vera), devono far parte del bagaglio culturale di un poliziotto, e ne devono far parte non a fasi alterne, o solo nei confronti del cittadino, ma devono diventare una stile di vita che deve contraddistinguere sempre l’operato degli appartenenti alla Polizia di Stato.

Invero, spiace purtroppo sottolineare che spesso questo stile di vita, questo modus operandi, viene meno nei rapporti all’interno della nostra Amministrazione, mettersi sul piedistallo della gerarchia per trasferire d’ufficio un dipendente, diciamo “scomodo” , non ha nulla a che vedere con i valori a cui si ispira la Polizia di Stato, anzi al contrario è un’azione che mette in evidenza il becero disvalore di mettere da parte chi non è compiacente a certe logiche.

Una cosa che, purtroppo, accade spesso in seno alla nostra Amministrazione, una cosa che è accaduta anche ad un Ispettore Capo della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, peraltro sindacalista di livello provinciale, che per il solo fatto di avere fatto presente delle lamentele rispetto alcune anomalie d’ufficio, è stato trasferito d’emblée all’Ufficio Personale della stessa Questura. Ma la giustizia, quella vera, trionfa sempre, poiché a seguito di questo trasferimento, viene presentato ricorso al TAR Lazio- Sez. di Latina che, nell’accogliere il ricorso, dispone l’immediata revoca del trasferimento del dirigente sindacale.

Nonostante l’inequivocabile sentenza, che avrebbe dovuto seriamente far riflettere e portare a più miti consigli i responsabili degli uffici legali del Dipartimento di P.S., l’Amministrazione ricorre in appello al Consiglio di Stato in sede Giurisdizionale contro la sentenza del TAR Lazio, una inutile insistenza, al limite del ridicolo, ma aggiungiamo anche un inutile spreco di denaro pubblico, solo per portare avanti l’intendimento di trasferire l’Ispettore Capo non allineato.

Anche stavolta, però, la Giustizia Amministrativa ha dato ragione al dirigente sindacale, rigettando l’appello presentato dal Ministero dell’Interno Dipartimento di P.S.; che dire, probabilmente sarebbe bastato che “certa Dirigenza” mettesse in campo un po’ più di ragionevolezza, un po’ più di buon senso, e magari attraverso un dialogo costruttivo cercare di comprendere cosa realmente volesse dire il Dirigente Sindacale, insomma, molto più semplicemente, sarebbe bastato fare appello a quei valori democratici che oggi festeggiamo a 170 anni dalla fondazione della Polizia di Stato.

La Segreteria Nazionale


Sindacato di Polizia - Unione Sindacale Italiana Poliziotti