Corso 109 Commissari della Polizia di Stato. Criticità
Al Capo della Polizia
Direttore della Pubblica Sicurezza
Prefetto Franco Gabrielli
R o m a
Signor Capo della Polizia,
recentemente l’Unione Sindacale Italiana Poliziotti ha avuto modo di scrivere un’articolata lettera al Ministro dell’Interno, e per conoscenza alla S.V., in cui si evince una precisa analisi sullo stato dell’arte dei concorsi interni in atto, a fronte delle forti criticità in relazione al progressivo depauperamento, nel tempo, degli organici dei diversi ruoli della Polizia di Stato Un’analisi che, sostanzialmente, sottolineava le sopracitate criticità ma allo stesso tempo, visto l’emergenza sanitaria in corso che ha reso tutto quanto più complicato, prospettava possibili soluzioni derogatorie in grado di incidere nell’immediatezza sui concorsi interni, attraverso lo scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori, e in altri casi attraverso l’ampliamento dei posti messi a concorso; il tutto al fine di poter rimpinguare i vuoti di organico sfruttando le tante professionalità interne che, da troppo tempo, aspettano una concreta possibilità di carriera.
Invero, sempre sull’onda di quanto sopra detto, al momento vi è anche in atto un caso molto particolare riguardante il 109° corso Commissari della Polizia di Stato; un corso iniziato nell’ottobre 2019 e che dall’otto marzo 2020 continua in modalità e-learning. Nel merito ci riferiamo alla situazione di 12 appartenenti alla Polizia di Stato, a cui è stata negata la possibilità di continuare il corso, peraltro frequentato regolarmente per quasi 5 mesi, a causa di vicende anomale accadute sia durante la fase concorsuale, e successivamente attraverso discutibili scelte del Dipartimento di P.S., in relazione ai ricorsi al TAR presentati dai malcapitati colleghi.
Orbene, per cercare di fare chiarezza sulla questione, sarà bene ricordare che i predetti colleghi avendo superato la fase concorsuale degli scritti, peraltro con votazioni in media più alte rispetto ad altri, sono stati ammessi alle prove orali ma, il caso ha voluto, che successivamente siano stati esclusi dalla graduatoria finale, a causa di una votazione, agli orali, al di sotto della soglia minima prevista dal bando, solo per alcuni decimali.
In considerazione di ciò i 12 candidati, di cui è corretto ribadire la loro ammissione alle prove orali con votazioni maggiori in termini di prove scritte e valutazioni titoli, hanno ritenuto opportuno difendere i propri legittimi interessi, presentando ricorso al T.A.R. Lazio, il quale, nelle more della decisione di merito, ha emesso ordinanza cautelare di sospensiva facendo ammettere, con riserva, i candidati ricorsisti al corso di formazione.
Il Dipartimento di P.S., rebus sic stantibus, ha richiamato quindi i 12 colleghi per avviarli al corso di formazione presso la Scuola Superiore di Polizia, istruendo, a loro favore, tutte le pratiche connesse al corso, come ad esempio l’iscrizione al master in scienze della sicurezza, di cui peraltro i predetti colleghi hanno superato con ottimo profitto tre dei cinque esami previsti.
Tutto sembrava volgere nel modo migliore in attesa dell’udienza di merito del TAR Lazio, sennonché l’Amministrazione, impensabilmente, decidendo di non attendere l’udienza di merito del TAR Lazio, ha presentato un appello cautelare al Consiglio di Stato al fine di far annullare la precedente ordinanza cautelare del TAR, a cui precedentemente lo stesso Dipartimento di P.S. in modo spontaneo aveva dato corso.
Il Consiglio di Stato, nonostante la piena emergenza sanitaria e nonostante l’imminenza dell’udienza di merito del TAR Lazio, stravolge la sospensiva in atto respingendo l’istanza cautelare presentata in primo grado dai 12 candidati, e quindi nell’immediato l’Amministrazione, a seguito di questa ulteriore sentenza, disponeva l’esclusione dal corso dei 12 ricorrenti.
Senza voler entrare nel merito delle vicissitudini che hanno portato a questa spiacevole situazione, e soprattutto senza voler entrare nello specifico delle numerose anomale situazioni che si sono verificate, e di cui l’Amministrazione probabilmente ne è responsabile, l’Unione Sindacale Italiana Poliziotti ritiene che cose del genere non fanno il bene della Polizia di Stato, tenendo peraltro bene in conto che stiamo parlando di 12 professionisti che nel corso della loro carriera hanno già dato prova del loro valore e della loro competenza, e certamente non meritavano un siffatto trattamento da parte della propria Amministrazione, che prima li accoglie e poi li rifiuta, come fossero delle cose e non delle donne e degli uomini con una propria dignità, una propria fierezza e una propria sacrosanta aspettativa di carriera, che tra l’altro, senza ombra di dubbio, hanno dimostrato di meritare sul campo.
Questa Organizzazione Sindacale, facendo leva sulla Sua riconosciuta sensibilità nel saper trattare le questioni in verità e coerenza, Le chiede di poter risolvere la problematica di questi 12 colleghi a cui è stato strappato un sogno dalle mani e in modo, peraltro, del tutto sgradevole, considerando peraltro che, per essere franchi fino in fondo, l’Amministrazione avrebbe potuto sin dall’inizio risolvere la questione, applicando ciò che già nel bando, ed esattamente all’art. 16, era stato previsto, e cioè modificare il numero dei posti messi a concorso, una soluzione, senza ombra di dubbio, dal risvolto positivo sia per i 12 candidati che per il Dipartimento di P.S..
Signor Capo della Polizia, in conclusione, per quanto fin qui messo in evidenza, e per cercare di dare un segnale di conciliazione riguardo a tutta quanta la vicenda, sarebbe auspicabile un Suo autorevole intervento affinchè venga restituito ai colleghi la speranza di un futuro lavorativo in cui la possibilità di carriera, tanto decantata dalla nostra Amministrazione in fase di riordino, sia una cosa concreta e non un’ astratta dichiarazione d’intenti.
Con i segni della più elevata stima.
Roma 01 giugno 2020
Il Segretario Generale U.S.I.P.
Vittorio COSTANTINI